• I pericoli del Web…e alcuni antidoti

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    L’uso dei social media non ponendo l’utente di fronte ad una persona reale ma solo a quello che la persona scrive e quindi al suo pensiero, alimenta molto la funzione cognitiva, lasciando inespresse le altre (emotiva, sensoriale e corporea) che poco a poco si depotenziano causando un progressivo analfabetismo ed un conseguente impoverimento di risorse. Se un adolescente usa indiscriminatamente Internet facendo diventare tale passatempo l’attività prevalente o peggio, esclusiva della sua giornata, può arrivare ad un livello grave di desensibilizzazione e diventare vulnerabile verso la comparsa di condotte più problematiche.

    Il primo grande rischio è quello di sviluppare dipendenza, di sviluppare quindi un utilizzo che diventa pervasivo e va al di là del semplice svolgimento di un’attività di svago. Si può sentire la necessità di guardare il proprio profilo, o quello degli altri, aggiornarlo o guardare gli ultimi aggiornamenti e quindi si utilizza questo strumento per “dovere”. Oppure si può sentire un bisogno irrefrenabile e l’incapacità di pensare ad altro o dedicarsi ad altre attività perché quella è diventata l’unica fonte di interesse. Queste differenti motivazioni all’uso, un senso di dovere da un lato e un esclusivo interesse dall’altro, si accompagnano ad un utilizzo di Internet assiduo (molte ore della giornata se non anche della notte) e prolungato nel tempo. In rete si trova il termine “Facebook addiction” che indica questa condizione. Tale termine però, non ha fondamento scientifico nel senso che la comunità scientifica per ora ha riconosciuto la dipendenza dai giochi on-line e non da Internet in generale. Le persone che vivono in questa condizione mettono in pericolo il proprio ruolo sociale e professionale perché passano la maggior parte del tempo a giocare. Essi sperimentano sintomi di astinenza quando si trattengono dal gioco e il livello di autostima percepito è basso. Quanto appena detto per i “giocatori dipendenti” però si sta progressivamente estendendo anche a chi utilizza i social network.

    Un altro rischio è il cosiddetto “friendship addiction”, cioè la preoccupazione di aumentare i propri amici virtuali, così come i “like” o i “tweet”. In questo caso il monitoraggio della quantità di “like” ricevuti è l’attività prevalente a cui si accompagna la preoccupazione di trovare foto, frasi o qualsiasi elemento pubblicabile che possa attirare l’attenzione e il gradimento di qualcuno. Così facendo la persona ipoteca la propria giornata per potersi dedicare a collezionare “like” o “follower” con modalità pervasive che sconfinano nelle altre attività quotidiane, non riuscendo a disconnettersi, nemmeno mentalmente, da questi pensieri che possono anche diventare preoccupazioni. Sempre più spesso si vedono adulti e ragazzi concentrati a guardare lo schermo del proprio cellulare anche durante lo svolgimento di altre attività come fare una passeggiata, guardarsi un film, parlare con qualcuno, ecc… Sta diventando sempre più diffuso che gli adolescenti siano altrove con il proprio pensiero invece di partecipare alla situazione in cui si trovano immersi, perché assorbiti dal proprio smartphone e sta diventando sempre più raro vivere in diretta quanto accade perché tra i ragazzi e la realtà sempre più spesso si frappone lo schermo del cellulare.

    Quindi tutto è perduto? Siamo destinati a relazioni virtuali a discapito di quelle reali? Naturalmente no e anche sulla rete sono sempre più diffuse campagne di sensibilizzazione che incentivano i ragazzi a staccarsi dallo schermo, sia esso di un cellulare, di un tablet o di un computer, come anche avvisano Fedez e J-Ax in una loro canzone: “…tutto questo navigare senza trovare un porto, tutto questo sbattimento per far foto al tramonto che poi sullo schermo piatto non vedi quanto è profondo…” (*) Per non lasciare tutto alla rete, a questa realtà virtuale cosa possono fare in concreto i genitori? Le risposte sono tante perché sono tante le strategie da mettere in campo ma in questo articolo ne sottolineo in particolare due che rappresentano, secondo me, la base, i prerequisiti a tutto il resto.

    Intanto dare il buon esempio prediligendo le relazioni reali a quelle virtuali, dimostrando la capacità di confinare l’uso di Internet, alimentando scambi e incontri, guardandosi negli occhi, toccandosi ed emozionandosi insieme. I genitori sono i modelli esclusivi a cui si ispira un bambino e continuano ad essere osservati anche dai figli adolescenti, pronti a contestare i rimproveri subiti sottolineando le inadempienze stesse dei genitori. Può diventare molto difficile far capire ad un figlio che sta esagerando con l’utilizzo di Internet se siamo noi i primi a guardare il telefono durante la cena o mentre ci parla o quando camminiamo insieme per la città o un centro commerciale.

    Non lasciate vostro figlio da solo davanti allo schermo del computer perchè soprattutto quando è piccolo ha bisogno che voi lo aiutiate a capire ciò che vede, a comprendere che ci sono contenuti a cui può accedere e contenuti vietati, siti permessi e siti interdetti. Dovete svolgere la funzione di una sorta di libretto di istruzioni umano che dia dei riferimenti normativi su come usare questo strumento. Navigare su Internet non aiuta a sperimentare il senso del limite perché possiamo andare dove vogliamo, visualizzare qualsiasi cosa e nessuno può impedircelo. Nessuno, appunto, se siamo da soli ma se accanto a noi ci sono i nostri genitori, possiamo sperimentare il limite. Sperimentare il limite spesso per un bambino vuol dire incontrare la frustrazione di sentirsi bloccato da qualcuno ma parallelamente si sviluppa anche un senso di sicurezza nel sentirsi protetti e sicuri proprio grazie a chi mette delle regole per noi. Immaginate vostra figlia quando ha iniziato a camminare: l’ha fatto da sola e voi l’avete aiutata a muovere i primi passi, a restare in equilibrio. Per tutta una prima fase le siete stati accanto per evitare che andasse a sbattere contro i mobili e si facesse male. Quando è diventata più abile la vostra sorveglianza non è diminuita, non avete pensato che ormai non c’era più bisogno di voi, non gli avete permesso di uscire di casa e camminare per strada ovunque senza la vostra presenza, perché ci sono luoghi sicuri e luoghi meno sicuri secondo il vostro parere. Ad esempio il prato di casa è un luogo sicuro in cui vostra figlia può andare da sola. Sul marciapiede è importante che vi tenga la mano ma in alcuni punti può sperimentare di camminare in autonomia. Se però dovete attraversare la strada le chiedete di darvi la mano e anche quando questo non è più necessario siete sempre presenti e attenti in modo da controllare che non si faccia male. Imparare a camminare non è bastato per voi per mollare completamente il controllo e disinteressarvi di dove andasse vostra figlia; allo stesso modo se lei diventa molto abile ad usare il tablet, a cercare contenuti su internet, anche più di voi, non è un buon motivo per lasciarla andare da sola.

    Internet è come un’auto, la dareste a vostro figlio di 12 anni o a vostra figlia di 16 per farsi un giro? Non credo, ma il fatto che non siano in grado di guidarla in modo responsabile non significa che non ci possano salire da passeggeri e godersi il tragitto, magari anche decidendo dove andare facendosi accompagnare da voi. Oppure potreste portarli in un piazzale vuoto e farli tenere il volante mentre voi procedete lentamente, o farli sedere sulle vostre gambe per fargli provare l’ebbrezza di stare al posto di guida o ancora fargli fare qualche metro in autonomia come veri e propri autisti con la vostra presenza e attenzione accanto a loro, in caso di errore di manovra. Ma se mentre guidate vostra figlia vi dicesse di uscire di strada e percorrere la campagna a tutto gas o vostro figlio vi dicesse di entrare nel lago per vedere i pesciolini stando comodamente seduti all’ asciutto sul sedile, lo fareste? O forse gli spieghereste che certe cose con la macchina è meglio che non si facciano e vi prendereste la responsabilità di decidere dove andare?

    Ecco applicate questa metafora all’uso di Internet ed aiuterete i vostri figli a non perdersi e a non correre rischi inutili. Non lasciateli soli davanti allo schermo liberi di andare ovunque perché confidate nella loro responsabilità; devono ancora consolidarla prima di poterla esercitare in completa autonomia. Non regalategli giochi violenti o di guerra se non sono adatti alla loro età e non lasciarli sempre soli durante le loro partite; giocate con loro, giocate contro di loro e poi fatevi insieme una bella risata ricordandovi chi ha vinto, chi è stato battuto e in che modo!

     

    Nota: * Fedez, J-Ax, 2016, Vorrei ma non posto

     

    Autore articolo: Jgor Francesco Luceri

One Responseso far.

  1. Claudia scrive:

    Concordo con quanto scritto,purtroppo la realtà è peggio di quanto si possa immaginare. Spesso strumenti come lo smartphone e altri giochi o video giochi vengono regalati ai bambini già in età precoce proprio per sostituire quella presenza fisica e non solo, di chi dovrebbe essere presente in ogni momento nella vita dei bimbi. Invece si prediligono questi “freddi” strumenti come compagnia così almeno i bambini non si sentono soli…

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